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L'ordinamento giuridico di solito viene rappresentato come un sistema di norme provenienti da fonti ordinate secondo una scala gerarchica. Questa prospettiva, però, è troppo angusta, perché trascura che il diritto è anche un fatto istituzionale (uno spontaneo convergere di valutazioni e di condotte) ed è, soprattutto, un'esperienza comunicativa, nella quale le espressioni linguistiche acquistano un senso solo se riferite a uno specifico contesto, che fornisce le informazioni supplementari necessarie per comprendere e decidere. Sulla base di queste premesse il libro tenta di fornire una teoria generale del diritto fondata su una teoria della comunicazione. Si parte da un'indagine sulle ragioni dell'indeterminatezza dell'ordinamento (norme vaghe, principi, clausole generali, antinomie, lacune, zone di penombra), per poi stilare un inventario degli strumenti volti a ridurre lo discrezionalità interpretativa (tecniche argomentative, costruzioni sistematiche, dogmi, linguaggi formalizzati, etc.), con l'intento di ricostruire su basi empiriche i procedimenti utilizzati per rispondere alla ricorrente domanda: "Quid iuris?" II volume si chiude con un'Appendice, nella quale alcuni problemi del Diritto commerciale vengono riesaminati alla luce dei criteri metodologici suggeriti nel testo.